Storia della Basilica di San Lorenzo in Damaso

La facciata della Basilica in un incisione dell’epoca

A pochi passi da Campo de’ Fiori, nell’attuale piazza della Cancelleria si trova la basilica dedicata a San Lorenzo in Damaso. Eretta anticamente  da Papa Damaso (366-384; Lib. Pont. XXXVIII, 2) in onore di San Lorenzo martire fu restaurata dai pontefici Adriano I (772-795; Lib. Pont. XCVII. 50) e da Leone III (795-816; Lib. Pont. XCVIII, 90). Urbano III con la bolla del 14 febbraio 1186 “recepit sub protectione Beati Petri ecclesiam sancti Laurentii in Damaso” le sottopose sessantasei chiese parrocchiali. Nel XV secolo il cardinale Ludovico Trevisan, titolare della chiesa, ideò una Basilica totalmente nuova e più sontuosa; la morte dello stesso cardinale tuttavia impedì il concludersi del progetto. La fondazione dell’attuale Basilica si deve ai lavori di costruzione del Palazzo della Cancelleria (1495) per opera del cardinale Raffaele Riario, pronipote di Papa Sisto IV. Il Cardinale costruì a proprie spese la chiesa dedicata a San Lorenzo martire ed il palazzo annesso nel 1495, sotto il pontificato di Alessandro VI.

Il progetto del palazzo da attribuzione, è affidato ad Antonio da Montecavallo ed in parte a Donato Bramante (1444 – 1514). L’attuale posizione si deve ai lavori di costruzione del Palazzo della Cancelleria effettuati dal Card. Raffaele Riario e terminati presumibilmente il 1511.

Furono molti i rifacimenti eseguiti successivamente: un esempio è l’ingresso principale ridisegnato da Jacopo Barozzi detto il Vignola (1507 – 1573). La modifica dell’abside in semicircolare, le due cantorie, l’apertura delle finestre nei muri meridionale e occidentale della navata maggiore, le decorazione con stucchi di angeli, sono attribuiti alla mano di Gian Lorenzo Bernini (1598 – 1680). La parrocchia vi fu eretta il 5 novembre 1571 con motu proprio di S. Pio V. Innocenzo X inoltre vi unì nel 1652 la parrocchia, che soppresse, di S. Agnese in Agone. La chiesa presentava allora, un aspetto molto differente da quello attuale.

La veduta del Palazzo da Corso Vittorio Emanuele

Nel XVI secolo il cardinale Alessandro Farnese, titolare della Basilica, apportò ulteriori cambiamenti alla chiesa, aggiungendovi il soffitto ligneo a cassettoni con bassorilievi dorati, recante al centro l’effige di San Lorenzo e due stemmi Farnese. Le pareti furono affrescate da Giuseppe Cesari, detto Cavalier d’Arpino (1568 – 1640), Niccolò Circignani detto il Pomarancio (1552 – 1626) e Giovanni de Vecchi (1536 – 1615); opere oggi scomparse, ma presenti sino alla fine del Settecento.

Nel XVII secolo, il cardinale Francesco Barberini, vicecancelliere della chiesa dal 1632 al 1644, fece trasformare interamente l’abside e costruire la Confessione, entrambi su progetto di Gian Lorenzo Bernini (la Confessione fu in seguito modificata da Domenico Gregorini nel 1735).

Il cortile del Palazzo

Nel 1798 con l’occupazione francese, la Cancelleria fu sede del Tribunale della Repubblica Romana instaurata da Napoleone e la chiesa fu adibita a scuderia. Sotto il pontefice Pio VII fu restaurata dall’architetto Giuseppe Valadier (1762 – 1839). La chiesa fu nuovamente profanata al tempo della seconda occupazione francese (1809 – 1814). Nel 1816 il cardinale vicecancelliere Francesco Carafa (1807 – 1818) la fece ristrutturare nuovamente dal Valadier. Quest’ultimo non vide completato il lavoro, che fu concluso dopo la sua morte da Gaspare Salvi (1786 – 1849).

Tra gli anni 1875 e 1882 la Basilica fu sottoposta a numerosi lavori di restauro, di ogni tipo: fu sostituito l’altare sormontato da un baldacchino sorretto da quattro colonne, la sacrestia, il pavimento davanti l’ingresso, e varie Cappelle: come quella dedicata a San Michele, la Cappella Bagnara, la Cappella del Crocefisso e la Cappella del Santissimo Sacramento.

L’interno della Basilica

La chiesa assunse così l’aspetto attuale, fatta eccezione dell’abside e del soffitto ligneo, che furono modificati in seguito ad un incendio divampato il 31 dicembre 1939.

 La basilica è di proprietà della Santa Sede con diritti di extraterritorialità come disposto dal trattato con la S. Sede e l’Italia dell’11 febbraio 1929 (All. II, tav. 7).

Il Palazzo in una incisione d epoca